Il giorno in cui ho smesso di tremare

Si tratta di un altro racconto, questa volta però di genere drammatico, scritto a più mani insieme ad alcuni scrittori di 20Lines. Il tema affrontato è un tema particolare e piuttosto delicato, di cui si sente parlare ancora oggi: la violenza sulle donne.
Spesso una donna che subisce delle violenze tende a isolarsi e a nascondersi, il più delle volte a non reagire, convincendosi che ribellarsi porterebbe solo ad un ulteriore peggioramento della sua situazione; una situazione dalla quale non vede alcuna via d’uscita. In poche hanno il coraggio di ribellarsi e Claire Stevenson è una di queste!
Si tratta una storia raccontata da tre diversi più punti di vista, non solo della vittima, ma anche del marito e di una cara amica.

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Il giorno in cui ho smesso di tremare

Il giorno in cui ho smesso di tremareMi chiamo Claire Stevenson, ho 34 anni e sei mesi fa ho sposato un mostro. Prima di diventare mio marito, Connor Stevenson, sembrava una persona dolce e premurosa. Ci siamo conosciuti nel piccolo bar che gestisco in centro a New York, proprio di fronte al suo studio legale. Mi ha corteggiata e trattata come una principessa per circa due anni prima di chiedermi di sposarlo. Sono stati due anni meravigliosi, ero così felice e mi sembrava di stare in paradiso, ma mai avrei pensato che la mia favola celasse un finale del genere e che con il matrimonio sarebbe invece iniziato il mio inferno.
Solo attraverso la convivenza ho scoperto di aver sposato un uomo completamente diverso da ciò che credevo. Un autentico bastardo. Per lui non sono stata altro che una semplice conquista, mentre ora sono solo una schiava alla mercé di un pazzo.
Dopo le prime settimane di matrimonio, infatti, Connor ha iniziato ad essere sempre più freddo e distaccato. Per lui non servivo ad altro che a lavare, stirare e pulire.
Dopo il primo mese sono iniziati i rimproveri, poi gli schiaffi. Qualsiasi cosa dicessi, o facessi, era una buona scusa per farmi del male. La pasta era troppo cotta? Uno schiaffo. C’era uno schizzo sullo specchio del bagno? Un altro schiaffo. Anche la cosa più banale era sufficiente ad indurlo a svilirmi e umiliarmi.
Mi sento sola, indifesa. Non posso combattere e non posso fuggire. Lui riuscirebbe sempre a trovarmi e a farmela pagare.
Si tratta della mia parola contro quella di un avvocato di successo.
Che senso ha dunque ribellarsi?

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