Un anniversario speciale

L’imbarcazione scivolava dolcemente tra le onde. Gli occhi di Marta scrutavano meravigliati il sole che, come un amante, si tuffava appagato tra le braccia del mare. Il cielo era un’esplosione di colori e il vento le solleticava il viso. Marta chiuse gli occhi e sorrise. Era stata una giornata perfetta, all’insegna del romanticismo. Non poteva desiderare di più.
Il suo sguardo si posò sul marito, alla guida del motoscafo. Era fortunata ad averlo incontrato, lo sapeva bene. Fabio era una delle persone più dolci e altruiste che avesse mai conosciuto. Difficile non restare conquistati dal suo buon cuore e dal suo sorriso. Per festeggiare il loro secondo anniversario aveva pensato proprio a tutto: si era fatto prestare il motoscafo della sorella, aveva preparato un cestino da picnic per la cena e ora l’avrebbe portata a vedere i fuochi d’artificio sulla laguna di Venezia.
Sì! Era davvero una donna fortunata. A volte si domandava cosa mai trovasse in lei e cosa l’avesse spinto a sceglierla tra tutte le donne che gli sbavavano dietro. Una volta aveva provato a chiederglielo, ma lui, scherzando, le aveva risposto che si era innamorato alla follia dei suoi spaghetti alle vongole.
«Cosa c’è?», le domandò Fabio dopo aver notato il suo sguardo assorto.
«Niente», mentì lei con un sorriso, «Ricordami solo di ringraziare tua sorella per la barca».
«Non ringraziarla, fidati».
«Perché no?»
«Perché in cambio le ho promesso che terremo i gemelli il prossimo fine settimana».
Marta rimase senza parole. I gemelli erano due piccoli mostriciattoli di tre anni che passavano le giornate a correre per casa distruggendo, come un terremoto, tutto ciò che capitava loro a tiro. Lei arricciò le labbra al solo pensiero. Sarebbero stati due giorni tremendamente lunghi.
Notando l’espressione dipinta sul volto della moglie, Fabio non riuscì a trattenersi dal ridere.
«Suvvia amore, non sono così terribili» la prese in giro lui, sedendosi accanto a lei.
«No no, sono due angioletti», ribatté facendogli la linguaccia, «Ma solo quando dormono».
«Vorrà dire che gli daremo un litro di camomilla a testa».
«Nemmeno tutta la valeriana del mondo potrebbe calmare quelle due graziose bestioline», sbuffò.
Un anniversario specialeFabio la strinse dandole un piccolo bacio sulla punta del naso, poi immerse il suo viso nei suoi capelli. Dopo essersi inebriato del loro profumo, le sussurrò all’orecchio: «​Stavo scherzando».
Marta si staccò da lui​: «Come???​»
«​Era uno scherzo», ripeté lui.
Risentita, iniziò a colpirlo con un cuscino.
«​Scusa, scusa, scusa» la implorò lui per farla smettere.
Non appena Marta abbassò la mano che reggeva il cuscino, Fabio le saltò addosso e, bloccandola con il proprio corpo contro il ​​​bordo dell’imbarcazione, iniziò a farle il solletico.
«​Dai, Fabio… Smettila!!!» urlò lei tra una risata e l’altra.
«​Come desideri», l’accontentò lui.
Marta si aggrappò al bordo del motoscafo e lo fissò imbronciata.
Quell’espressione la faceva sembrare una bambina capricciosa. Una bellissima bambina capricciosa. Permalosa com’era, Fabio non le avrebbe mai confessato che era proprio per quel suo viso imbronciato, e per la buffa espressione che assumeva​​, che si era perdutamente innamorato di lei.
Appoggiò la fronte contro la sua e si immerse nelle profondità di quei meravigliosi occhi color cioccolato.
«​So come farmi perdonare»​ bisbigliò e, senza staccare gli occhi dai suoi, si allontanò di qualche passo, afferrando la borsa frigo da cui estrasse una piccola scatola di cartone che mise tra le mani di lei.
Quando Marta vide cosa conteneva, la sua espressione corrucciata lasciò il posto ad un dolcissimo sorriso denso di ricordi. All’interno della scatola c’era una coppetta di tiramisù, identica a quella che avevano mangiato al loro primo appuntamento.
«Sono tornato in quel ristorante, ieri sera, e l’ho comprato», le rivelò, «Basta per farmi perdonare?»
Come risposta Marta gli accarezzò i capelli e lo attirò a sé, mordicchiandogli il labbro inferiore.
La serata trascorse​​​ tranquilla. Il cielo era limpido e i due si misero ad osservare le stelle, divertendosi a trovare le varie costellazioni e inventandone di nuove.
Quando iniziarono i fuochi, Marta abbandonò le calde braccia di Fabio e si precipitò ad ammirarli, poggiando i gomiti sul bordo del motoscafo.
Fabio rimase seduto dall’altra parte, gli occhi fissi su di lei. Piacevolmente sorpreso, si accorse che, ogni volta che i fuochi d’artificio illuminavano la notte, il vestito bianco che Marta indossava diveniva quasi trasparente, permettendogli di assaporare con gli occhi le dolci curve della moglie. Senza pensarci due volte, si alzò e l’abbracciò da dietro, mentre le sue mani le sfioravano lentamente le braccia, per poi spostarsi lungo i fianchi.
«Non è la cosa più bella che tu abbia mai visto?» mormorò lei indicando lo spettacolo pirotecnico.
«La cosa più bella sei tu» sussurrò lui, «Ora ti andrebbe di dirmi quella cosa che hai tanta paura di dirmi?».
Fabio la strinse a sé senza permetterle di voltarsi, e una mano scese ad accarezzarle il ventre.
Spiazzata, Marta rimase senza parole. Come poteva saperlo?​
«Ho visto l’ecografia nella tua borsa l’altra sera, mentre cercavo le chiavi dell’auto. Perché non me l’hai detto prima?» domandò con voce tranquilla, senza alcuna nota di risentimento.
«Non lo so» disse lei, rispondendo più a se stessa che a lui, «Forse pensavo che una volta detto a qualcuno sarebbe diventato reale».
La sua Marta.
Fabio la fece voltare verso di lui, prendendole la testa fra le mani.
La sua dolce, permalosa, testarda e timorosa Marta. Aveva sempre paura di ogni cosa, di ogni piccola novità o cambiamento. E quello era un grosso cambiamento.
La baciò dolcemente, cercando di infonderle tutto l’amore che provava per lei.
Marta incrociò il suo sguardo.
«Speriamo solo non siano come i gemelli» mormorò e lui non poté non augurarsi la medesima cosa.

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