Riportami a casa

Riportami a casa

Nonostante la legge parlasse chiaro, non ho mai potuto fare a meno di fantasticare sul mondo che c’era là fuori, oltre quegli alberi e quella foresta che tanto amo. Era più forte di me. Mi sono spinta più e più volte fin quasi al limitare del nostro territorio, senza avere mai il coraggio di fare quello che il mio cuore mi suggeriva da tempo: varcare quel confine.
Una ninfa vive per servire la natura e trae la sua felicità dalla terra stessa. Questo era quello che ci era stato insegnato, il motivo per cui eravamo state create, e questa spiegazione sembrava essere sufficiente per tutti, ma per me.
Ogni mattina mi allontanavo dal cuore della foresta, verso le aree più remote, dove le altre ninfe non osavano spingersi. I miei piedi accarezzavano l’erba bagnata dalla rugiada del mattino, mentre a passo lento mi aggiravo fra gli alberi, sfiorando le loro cortecce e lasciando che fosse il vento a guidarmi nella giusta direzione. In ogni fibra del mio essere avvertivo la foresta che si risvegliava dopo il lungo letargo a cui l’inverno ciclicamente la costringeva; potevo percepire ogni pianta e ogni creatura vivente nel raggio di qualche centinaia di metri. Ero un tutt’uno con l’intera foresta, eppure mi sentivo incompleta.
Cosa c’era mai di sbagliato in me? Avrei voluto essere felice e spensierata come le mie compagne, danzare sotto la luna e la pioggia, ridere e celebrare la rinascita della terra, ma la mia anima era come guastata dal desiderio di conoscere ciò che c’era al di là del piccolo mondo che avevo imparato a conoscere.
Trascorsero molti anni prima che riuscissi a raccogliere abbastanza coraggio da fare quel passo, ma alla fine, in una notte di luna nuova, nascosta sotto il mio mantello, mi allontanai dalla foresta senza voltarmi indietro. ​

Attenzione!!! Sfortunatamente il racconto non è più disponibile.

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