Pensieri di un Angelo

L’alba era quasi giunta. Il mantello delle tenebre si stava lentamente schiarendo. Elizabeth Mirtis camminava piano sulla loggia del castello del Barone Riets. Avvolta nel suo lungo abito nero, osservava il cielo divenire sempre più chiaro. La notte lasciava il posto al giorno, l’oscurità si diradava sotto i primi raggi di sole. I primi uccelli cominciavano a volare nel cielo e a cinguettare.
Era quasi ora di andare, il suo lavoro lì era terminato.
Quante anime aveva ormai sottratto? Quante vite aveva già spento?
Abbassò gli occhi sulla rosa rossa che teneva in mano. Un’altra anima da depositare nella Valle Infernale. Quella notte era toccato a Laimė, la nipote del Barone. Non aveva nemmeno sedici anni, ma non poteva essere lei a decidere chi risparmiare e chi invece condannare. Nessuno di loro poteva. Ogni Angelo della Morte doveva obbedire alle regole che da millenni regolavano il loro operato, in caso contrario avrebbero dovuto pagare atroci sofferenze.
Elizabeth era diversa da tutti gli altri Angeli, le anime delle sue vittime non si trasformavano in piume d’argento, come invece accadeva a tutti gli altri, ma in rosse rose pulsanti d’essenza, le cui venature rilucevano d’un rosso sangue, come se fossero desiderose di rimanere vive.
Il suo tocco era gentile, come un vento di primavera che ti sfiora il viso.
Mai nessuno aveva sofferto per mano sua.
Prima di partire si soffermò un momento a pensare alla piccola Laimė.
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Elizabeth entrò nella sua stanza quando la notte era ancora nera e silenziosa. La ragazzina dormiva serena nel suo letto. L’Angelo le si avvicinò piano e sfiorandole dolcemente i capelli si sedette sul bordo del letto. Laimė aprì gli occhi, la vide e con voce leggera sussurrò: “Sei venuta a prendermi finalmente mio dolce angelo?”
Elizabeth annuì e un lieve sorriso affiorò sulle sue labbra.
“Mi porterai dalla mia mamma?”
“Sì, tesoro.” – e le baciò delicatamente la fronte.
Laimė chiuse gli occhi e più non fu. L’Angelo l’adagiò dolcemente sui cuscini, le sfiorò il petto e rivolse il palmo della mano verso l’alto.
Fra le sue dita apparve una rosa rossa: l’anima di Laimė.
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Elizabeth voltò la testa verso oriente. Sentiva i passi di una donna avvicinarsi tranquilli. Doveva essere la balia della bambina.
Il sole stava sorgendo, e non c’era più bisogno di attardarsi oltre.
Elizabeth chiuse gli occhi e scomparve insieme alle ultime ombre della notte.Pensieri di un Angelo
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