Il Killer di Streghe

Il Killer di StregheHelena correva a perdifiato per le vie della città, sotto la pioggia che da giorni bagnava incessantemente la città. Era stanca, il respiro affannato, ma sapeva di non potersi fermare nemmeno un istante se voleva sperare di arrivare in tempo.
Milena, una giovane ragazza, che apparteneva da poco alla sua congrega, era in grave pericolo. Poteva percepire distintamente la sua presenza, ma non capiva bene in quale punto della città si trovasse. Stava setacciando velocemente i quartieri di quella zona cercando disperatamente la ragazza. Quando arrivò in un piccolo vicolo semibuio vide un’esile figura accasciata a terra.
Helena si avvicinò al corpo, voltandolo piano con la punta del piede. Il sangue gocciolava dal corpo inerme della giovane per poi riversarsi sull’asfalto, mentre il cuore, più flebile d’un leggerissimo battito d’ali, lentamente cessava di battere. La pioggia scrosciante lavava via il sangue che usciva ancora dallo squarcio che aveva nel petto.
Si accovacciò esitante, il mantello completamente zuppo incollato al corpo, cercando di verificare l’entità delle ferite della ragazza. Sbuffò per l’irritazione quando, controllatole il polso, s’accorse che il suo cuore ormai taceva del tutto.
«Maledizione!» – esclamò mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia. Milena era la più piccola della congrega, non aveva nemmeno diciotto anni e tutti le erano particolarmente affezionati. Era una ragazza semplice e dolce e lei era arrivata troppo tardi per poter salvarle la vita. Era già la settima vittima in un mese. Qualcuno stava dando assiduamente la caccia ai membri della loro congrega: la Congrega delle Ombre, la più potente congrega mai esistita, temuta da ogni demone della Terra.
Accarezzando il volto della piccola Milena le scostò dolcemente una ciocca di capelli biondi dal viso. Restò lì per altri due minuti, poi si alzò delicatamente e si diresse verso la parte settentrionale della periferia della città, nella parte più remota ed oscura della foresta che la circondava, dove si tenevano le riunioni dei membri più anziani della congrega. Sebbene avesse solo ventitré anni e fosse estremamente giovane per i loro canoni, era stata ammessa al Consiglio perché era molto dotata ed estremamente abile. Nessun’altro era in grado di manipolare gli elementi come lei. Sapeva far cose che gli altri nemmeno si sognavano.

Era ormai notte fonda quando raggiunse la radura dov’erano già presenti i membri della congrega. Al suo arrivo si voltarono tutti, nessuno escluso, i volti pieni d’ansia e preoccupazione. Lei abbassò il cappuccio con la mano destra, il capo chino e gli occhi bassi. Dal fondo della radura si sentì un forte singhiozzo. Tati, il capo della congrega, si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
«Avrei potuto aiutarla, se solo fossi arrivata prima.» – disse Helena, la voce rotta dalla tristezza.
«Non avresti potuto far nulla, non torturarti con i sensi di colpa.» – la rassicurò Tati, dopo averle letto nella mente quello che aveva visto.
«Forse se…» – bisbigliò.
«Non è colpa tua.» – ripeté.
«Questo non mi fa sentire meglio.»
«Ora vieni, la riunione è cominciata ormai.»
Si unirono al resto del consiglio, seduto in circolo sui ceppi degli alberi. Alcuni discutevano animatamente sul problema, altri giuravano vendetta e urlavano contro coloro che volevano prender tempo per identificare l’assassino, mentre altri ancora, in silenzio, osservavano il terreno con le lacrime agli occhi. Fu proprio nel momento di maggior confusione che nella radura piovvero dardi infuocati che esplodevano al minimo contatto. Molti caddero senza aver nemmeno il tempo di reagire, altri vennero feriti mentre il resto innalzavano scudi e barriere difensive attorno a sé. Helena, sfuggita alla presa di Tati, si spostò verso il bordo della radura, tentando qualche incantesimo che ostacolasse qualcuno degli attentatori.​

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Questo racconto è rimasto sul mio computer per quasi due anni, perché non riuscivo a trovare il modo per proseguire la narrazione. Non avevo alcuna idea perciò un giorno ho deciso di metterlo su 20Lines nella speranza che qualcuno mi aiutasse a proseguirlo. Per questo motivo voglio ringraziare Eleonora, che con il suo aiuto mi ha permesso di continuare e terminare questo racconto.

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