Bloody Mary

Tra 50 metri, girare a destra.
Girare a destra.

«Stupido navigatore! Non c’è nessuna strada a destra» esclamò Dylan lanciando un’occhiata furente al display dell’apparecchio. «Te l’avevo detto che era meglio festeggiare Halloween con un bel pigiama party a base di film horror e popcorn» si lamentò Holly.
«Ma Sean ha organizzato una festa nella sua casa al lago» disse Dylan, accostando la macchina sul ciglio della strada.
«Tanto lo so che vuoi andarci solo perché ci sarà anche suo cugino Matt» sghignazzò l’amica, «Piuttosto… dove siamo finite?»
«Non lo so. Questo coso ha scelto il momento sbagliato per scaricarsi».
«Beh, tira fuori il caricabatteria».
«Ehm… l’ho dimenticato a casa» rispose Dylan mordendosi il labbro.
«Meno male che hai la testa attaccata al collo o dimenticheresti anche quella» disse Holly tirando fuori il cellulare. Infastidita lo gettò di nuovo nella borsa. Non c’era campo.
«Proviamo ad andare avanti» propose Dylan, ma l’auto sembrava essere di un altro avviso.
«Perfetto» sbottò Holly, «Bloccate in una strada deserta, circondate dalla nebbia. Un’atmosfera perfetta per la notte di Halloween».
«Dai, Holly! Mi dispiace, okay?»
«Immagino che qui non passi anima viva. Sarà meglio uscire e cercare un’abitazione, così potremmo farci venire a prendere. Ah! Mi devi una serata con film e popcorn. Sappilo!»
«Certo» disse Dylan con un ampio sorriso, «Anche due».
Le ragazze uscirono dall’auto e si incamminarono lungo la strada deserta, delimitata da campi. Camminarono per circa mezz’ora quando videro un edificio sulla sinistra.
«Proviamo lì» suggerì Holly.
«Non sembra una casa» obiettò Dylan.
«Ma avrà senz’altro un telefono, no?»
Titubante, Dylan la seguì.
«È una scuola» disse.
«Era, vorrai dire» precisò Holly, indicando il lucchetto arrugginito che chiudeva il cancello.
«Andiamo via Holly. Questo posto mi dà i brividi».
«Non essere sciocca, cucciola» la rimproverò dolcemente, «Ci sarà sicuramente un telefono là dentro. Se siamo fortunate funziona ancora».
Ma come facciamo ad entrare?»
Holly le fece l’occhiolino e sferrò un calcio al lucchetto che cedette senza problemi.
«Voilà» disse lei spalancando il cancello.
L’edificio era vecchio e fatiscente, probabilmente abbandonato da molti anni. Una ventina constatò Dylan guardando le foto dei diplomi appesi nell’atrio.
Mentre camminavano attraverso uno dei corridoi della scuola, Holly strinse il braccio di Dylan.
«Ehi, guarda. Lì c’è un bagno. Entriamo dai, devo controllare i capelli» disse Holly.
«Eh?»
«Con tutta l’umidità che c’è fuori di sicuro sembrerò un clown. Non posso mica presentarmi alla festa con i capelli in disordine» puntualizzò.
Holly spinse la porta del bagno e puntò dritta verso lo specchio. Dylan la osservò guardarsi allo specchio e controllare che i suoi lunghi capelli castani non fossero fuori posto. Lei non provò nemmeno a sistemare i suoi ricci, che come al solito se ne stavano ognuno per conto proprio.
Bloody Mary«Credi nel soprannaturale Dylan?» sussurrò Holly all’improvviso, guardandola attraverso lo specchio.
«No, penso ci sia sempre una spiegazione razionale dietro ogni cosa» affermò.
«Ti andrebbe di provare a fare una cosa?»
«Cosa?» domandò Dylan.
«Proviamo a invocarla» disse Holly entusiasta.
«Chi?»
«Bloody Mary. Si dice che se pronunci il suo nome tre volte davanti ad uno specchio lei apparirà», le spiegò e, vedendo il volto scettico dell’amica, aggiunse «Se hai ragione non dovrebbe succedere nulla, giusto? Avanti».
«Se ci tieni tanto» e si mise di fianco a lei.
Le due amiche ripeterono quel nome per tre volte, ma nulla accadde.
«Quanto sei credulona, Holly» la prese in giro, allontanandosi in direzione della porta. Delusa, Holly fece per seguirla, quando una sagoma vestita di bianco apparve sullo specchio. Prima che potesse aprir bocca il vetro dello specchio esplose all’improvviso, facendo voltare Dylan.
Tutto quello che la ragazza vide fu il corpo di Holly scivolare a terra. Un frammento di vetro conficcato alla base del collo. Il sangue iniziò a uscire copioso dalla ferita e a riversarsi sul pavimento del bagno, mentre il corpo sussultava. Terrorizzata, Dylan arretrò mentre un leggero scampanellìo risuonava per la stanza. Spostò lo sguardo dal corpo senza vita di Holly e i suoi occhi si fermarono sui frammenti dello specchio sparsi sul pavimento. In ogni frammento un paio di occhi neri la fissavano.
Uscì di corsa dal bagno, consapevole che qualcosa o qualcuno la stava seguendo. Corse veloce lungo il corridoio verso l’uscita. Stava quasi per attraversarla quando il piede inciampò su di un cavo facendola cadere.
«STOOOOOOOOOOOP!» urlò una voce.
Le luci si accesero all’istante e un uomo le si avvicinò aiutandola ad alzarsi.
«Tagliate questa scena. La rigireremo da capo domani e tu, cerca di stare più attenta Anna».
L’attrice si spazzolò i jeans e si scostò una ciocca dal viso, scusandosi. Non aveva proprio notato quel cavo.
Dopo che il regista diede loro qualche indicazione per il giorno seguente, lei e Sabrina si avviarono verso il loro camerino. Erano state davvero brave quel giorno e il regista sembrava davvero contento di aver scelto loro fra tante ragazze che si erano presentate ai provini per le parti di Dylan e Holly.
Mentre si rivestivano e si truccavano davanti allo specchio, preparandosi per uscire con alcuni membri della troupe, un leggero scampanellìo attirò la loro attenzione. Sabrina si voltò verso Anna che, credendo che si trattasse di uno scherzo aprì la porta e lanciò un’occhiata fuori, ma non c’era nessuno. Richiudendo la porta sentirono un leggero sussurro che si ripeteva, come una litania.
Bloody Mary. Bloody Mary. Bloody Mary.
Il grido strozzato di Sabrina richiamò la sua attenzione e Anna si voltò verso lo specchio dal quale grondava sangue. Cercarono di uscire dalla stanza ma la porta sembrava bloccata. Si girarono verso lo specchio.
Una sagoma bianca dagli occhi neri le stava fissando.
L’ultima cosa che sentirono furono le sue dita fredde stringere i loro cuori.

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